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Castelraimondo, niente accordo per i lavoratori dell’ex cementificio Sacci

Non arriva l'intesa, l'azienda chiude ogni strada al confronto. L'assessore regionale: "Chiusura incomprensibile"

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I 71 dipendenti del cementificio Sacci di Castelraimondo hanno manifestato contro il rischio di chiusura dello stabilimento

Niente accordo per gli oltre 70 lavoratori dell’ex cementificio Sacci di Castelraimondo. Nell’incontro del 26 settembre svoltosi ad Ancona, tra Regione Marche, azienda e sindacati non è arrivata l’intesa che potesse salvare i dipendenti dal licenziamento.

I sindacati lamentano che la ditta CementirSacci non ha ascoltato né accolto alcuna delle richieste avanzate, come ad esempio la possibilità di allungare i tempi della procedura di mobilità in scadenza a fine mese per esaminare altre soluzioni. Rabbia e delusione da parte dei lavoratori che ora rischiano seriamente il proprio futuro a partire dal prossimo 3 ottobre.

O si riprende l’attività lavorativa, o si bonifica: una terza via non esiste”. Lo ribadisce l’assessore al Lavoro, Loretta Bravi, dopo che la Regione ha ufficialmente chiesto alla CementirSacci di chiarire il futuro dello stabilimento di Castelraimondo. “La lunga storia della Sacci ha sempre visto la Regione attenta e disponibile alle esigenze dell’azienda e dei lavoratori, attraverso il sostegno con gli ammortizzatori sociali per salvaguardare i livelli occupazionali e favorire la ripresa della capacità produttiva. Oggi invece viene dichiarato che lo stabilimento di Castelraimondo risulta strutturalmente eccedente rispetto alle strategie aziendali, nonostante che la Regione sia disponibile a garantire le risorse per altri tre mesi di cassa integrazione, consentendo così ai lavoratori almeno di poter beneficiare della nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi), in vigore dal prossimo mese di gennaio. Stiamo parlando di settanta famiglie che, a breve, perderanno reddito, senza altre alternative. Alla CementirSacci, nell’incontro di venerdì scorso, abbiamo chiesto di inserire i lavoratori nelle opere di bonifica dell’impianto, se cesserà al produzione, ma anche su questo fronte è giunta una chiusura incomprensibile, che non lascia spiragli e che denota la non condivisione di una progettualità industriale”.

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