Ancora in arresto in Afghanistan i tre operatori di Emrgency
Continua l’odissea per i tre operatori italiani di Emergency arrestati sabato 10 aprile in Afghanistan con l’accusa di complotto contro il governatore della provincia di Helmand, Goulab Mangal. Matteo Dell’Aira, coordinatore medico dell’ospedale di Emergency a Lashkar Gah, il medico bresciano Marco Garatti e il tecnico della logistica Matteo Pagani rischiano, per essere visti come “combattenti rivoltosi stranieri” dopo il ritrovamento di alcune armi all’interno della struttura, fino alla pena di morte. Matteo Pagani è noto nelle Marche, soprattutto a Macerata dove aveva collaborato con il GUS – Gruppo Umana Solidarietà.
Il GUS è una ONG, Organizzazione non Governativa di Macerata, che nasce come associazione di volontariato nel 1993, nel nome di Guido Puletti, giornalista morto in Bosnia mentre portava aiuti alle popolazioni martoriate dalla guerra. Matteo Pagani, uno dei tre operatori di Emergency tratto in arresto ha collaborato per oltre due anni col GUS ai progetti in Sri Lanka – ricostruzione post Tsunami – e Argentina – progetto Artesanias per il recupero dell’artigianato locale della Provincia di Santiago del Estero.
La stessa associazione si è detta, per bocca della Vicepresidente Franca Angeli “in forte apprensione per l’esito della vicenda” e ha fatto partire un appello per Matteo su Facebook:
“Liberate i tre operatori di Emergency“
APPELLO PER MATTEO FIRMALO INVIANDO UNA MAIL A:
matteoliberosubito@gmail.com
“Come tutti sappiamo da 48 ore 3 operatori italiani che prestano la loro professionalità in Afganistan, sono in regime di custodia a seguito di una perquisizione presso l’Ospedale di Lashkar Gah gestito dall’Organizzazione umanitaria Emergency. Le accuse a loro carico sono gravissime e coinvolgono un nostro carissimo amico e collega, Matteo Pagani.
Siamo certi che il Governo italiano, le autorità afgane e la stessa Organizzazione Emergency sapranno coordinarsi al meglio per chiarire l’assurda e spiacevole situazione creatasi. Per quanto ci riguarda, come firmatari e amici di Matteo, vogliamo sottolineare l’assoluto, certo e comprovato carattere umanitario della sua missione in Afghanistan. Tutti noi abbiamo potuto constatare negli anni e durante le missioni in Sri Lanka e Argentina, la natura spensierata e intelligente di Matteo che è la prova più solida che possiamo apportare a suo favore in questa incredibile vicenda.
Siamo altrettanto certi dell’impegno costante del nostro Ministero degli Esteri nella ricerca della verità.
Forza Matteo!“
L’ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Glaentzer, li ha incontrati e trovati “in buone condizioni“; a lui le autorità afgane avrebbero assicurato un’indagine “rigorosa e spedita” secondo quanto affermano l’agenzia di stampa Ansa e altre fonti giornalistiche internazionali. Mentre il Ministro degli Esteri Franco Frattini aveva parlato in un primo momento di “pregare” perché non fosse vero, altrimenti sarebbe stata “una vergogna per l’Italia“, le accuse di collaborazionismo con i talebani sembra si stiano riducendo a semplici indagini e verifiche in corso. Motivo per cui cresce la protesta per una detenzione che, secondo quanto afferma il portavoce di Emergency Maso Notarianni, è diventata ormai un vero e proprio sequestro.
Da Kabul il portavoce del ministero dell’Interno a Kabul, Zamaray Bashary ha affermato che le indagini sono in corso per verificare l’estraneità dell’ospedale e dell’associazione di volontari italiani dal presunto complotto. Il comandante talebano Abdul Khaliq Akhund ha rilasciato alla stampa internazionale: “perché mai dovremmo pagare 500mila dollari a uno straniero quando abbiamo centinaia di persone pronte per un attacco suicida?“
di Carlo Leone
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