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Il Parco dei Sibillini si unisce al coro di voci contrarie alla discarica di Pievebogliana

Logo del Parco Netta e unanime è stata la contrarietà espressa dal Consiglio Direttivo del Parco Nazionale dei Monti Sibillini alla realizzazione della discarica per rifiuti industriali nel Comune di Pievebovigliana.

Il Consiglio – riunitosi lunedì 6 ottobre – e il Presidente Marcaccio esprimono pubblicamente, quindi, tale posizione; se da un lato, infatti, il sito su cui dovrebbe sorgere l’impianto ricade fuori dai confini del Parco, dall’altro appare evidente come tale scelta potrebbe vanificare gli sforzi compiuti finora dal Parco e dai Comuni che vi fanno parte per migliorare la qualità ambientale del territorio.
Oltre ad essere a ridosso dei confini dell’area protetta, la superfice scelta per la realizzazione della discarica si trova a poche centinaia di metri dall’Oasi di protezione faunistica di Polverina, area di svernamento e di transito di alcune importanti specie di uccelli.
L’aspetto che più di altri, però, sembra essere stato preso poco in considerazione è messo in luce dal Presidente Marcaccio: “Bisogna tenere in considerazione il valore turistico dell’area: si tratta, infatti, di uno dei principali accessi al Parco situato nell’asse viario della Val di Chienti. Il piccolo comune di Pievebovigliana racchiude in sé gli elementi che più di altri caratterizzano il Parco dei Sibillini: un ambiente naturale di pregio, modellato con saggezza dal lavoro millenario dell’uomo, unito a testimonianze artistiche ed architettoniche di grande valore storico e culturale.”.
Torna alla ribalta, così, la questione delle aree contigue; “Le aree a ridosso dei confini dei parchi – prosegue, quindi, Marcaccio – sono intrinsecamente connesse, dal punto di vista ecologico e paesaggistico, a quelle protette. La legge quadro del 1991 prevede per queste aree un particolare regime di tutela: sono state pensate come una sorta di ‘cuscinetto’ fra l’area protetta e il restante territorio e, in qualche caso, come zone di naturale espansione della stessa area protetta; purtroppo, di questa istituzione, in Italia non vi è ancora traccia. Così facendo si rischia, da un lato, di relegare i territori ricompresi nei parchi ad aree lasciate a sé stesse, come fossero ingessate ed oberate di vincoli, dall’altro, di abbandonare i territori immediatamente limitrofi ad un incontrollato sviluppo industriale che non è assolutamente coniugabile con i principi della tutela della natura e dello sviluppo turistico sostenibile.”.

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