Incidente di Corridonia, Feneal Uil: “Sicurezza sia impegno di tutti i soggetti coinvolti”
"Serve l’impegno di tutti: istituzioni e parti datoriali"

Filomena Palumbo, responsabile territoriale per Macerata della Feneal Uil Marche:
«L’incidente di Corridonia è l’ennesimo accadimento che ripropone la necessità di quel cambio di marcia che chiediamo da anni e che abbiamo evidenziato con forza lo scorso maggio nell’evento Ricostruzione, durante il quale tutte le Istituzioni coinvolte si sono dette pronte a fronteggiare quella che per noi è un’emergenza sociale. Ma non bastano le dichiarazioni di principio. Non siamo preoccupati soltanto per gli incidenti che vengono denunciati ufficialmente. Siamo, anzi, ancora più preoccupati per quelli che non emergono, per quelli che non finiscono nei registri. Perché sappiamo che nei cantieri, soprattutto in quelli della ricostruzione, ci sono lavoratori che non risultano assunti, che non hanno un contratto, che non esistono per le statistiche. Di loro non sappiamo nulla, eppure ogni giorno rischiano la vita senza alcuna tutela. Nell’edilizia, come UIL, ci siamo impegnati a lungo. Abbiamo presidiato i territori, abbiamo denunciato le irregolarità, abbiamo cercato di portare nei cantieri non solo regole, ma dignità. I Campi base che abbiamo chiesto di istituire nei luoghi della ricostruzione non avevano solo un fine logistico: servivano a garantire la presenza dei medici competenti, a offrire una testimonianza reale delle condizioni in cui i lavoratori vivono e operano. Lo diciamo con chiarezza: non possiamo accettare che la ricostruzione diventi terreno di sfruttamento. Ricostruire significa restituire vita e comunità, non consumare lavoro e persone. La sicurezza sul lavoro non è un optional: è il primo diritto, il più elementare, senza il quale nessun progresso può dirsi giusto».
Sergio Crucianelli, responsabile territoriale per Macerata della Uil Marche:
«Il presidio costante nei cantieri è fondamentale, perché permette di contrastare il fenomeno dell’occupazione irregolare, quella che non si vede, quella “di strada”, che porta con sé tutto ciò che conosciamo: assenza di diritti, sfruttamento, infortuni nascosti. Questa è una realtà che noi, come sindacato, abbiamo denunciato più volte, insieme anche ad altre organizzazioni, perché nessuno può far finta di non vedere il problema. C’è stato un lavoro importante, anche attraverso protocolli condivisi, che puntavano non solo al controllo ma a un vero cambiamento culturale. Ma dobbiamo dirlo con franchezza: è proprio su questo terreno che proviamo amarezza e rammarico. Perché da soli, questo è chiaro, non possiamo trasformare i cantieri in luoghi di dignità. Serve l’impegno di tutti: Istituzioni e parti datoriali. Per questo lo scorso 28 aprile abbiamo consegnato alle Prefetture di tutte le Marche il report con i dati sugli incidenti sul lavoro e con le proposte del sindacato, affinché Zero Morti sul Lavoro diventi non solo il nome della nostra campagna ma un imperativo per tutti i soggetti coinvolti nella filiera».
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