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Branco di cinghiali devasta una coltivazione nei dintorni di Sarnano

Fucili (Coldiretti): "È tempo che la Regione si doti di un nuovo documento che renda più incisivo il contrasto"

Cinghiali nei campi dopo la semina

Branchi da oltre 30 capi e intere coltivazioni distrutte con il grande punto interrogativo delle coltivazioni, in pieno sviluppo, di grano e orzo. Nei giorni scorsi in località Schito di Sarnano, al confine tra Gualdo e Amandola, un intero campo di erba medica appena seminata con concime biologico a base di fondi di caffè è stato letteralmente preso d’assalto e all’agricoltore è rimasta solo la devastazione e tanto amaro in bocca.

Una situazione peggiorata dopo che il Tar delle Marche ha escluso dal Piano regionale di controllo degli ungulati la cosiddetta “braccata”, ovvero la presenza di almeno 2 o più cani, tra le tecniche di selezione. “Da quando le squadre chiamate a questa attività sono state costrette ad adoperare un solo cane – spiega Giordano Nasini, direttore di Coldiretti Macerata – i danni sono ripresi in maniera consistente”.

I cinghiali sono responsabili del 75% dei danni in agricoltura e nel tempo questo ha indotto molti agricoltori ad abbandonare colture importanti e redditizie come pisello proteico, mais da polenta o girasole. Senza contare la pericolosità della loro presenza sulle strade e i numerosi sinistri: l’Osservatorio Asaps ne ha contati ben 11 incidenti con feriti gravi nelle Marche.

“È tempo che la Regione, visto che il Piano è scaduto nel 2023 ed è stato prorogato, si doti di un nuovo documento che renda più incisivo il contrasto attraverso un ripensamento degli Atc, snellendo le procedure per i risarcimenti agli agricoltori per i danni subiti da fauna selvatica e il potenziamento dei mezzi di prevenzione” commenta il presidente di Coldiretti Macerata, Francesco Fucili.

Coldiretti nei giorni scorsi ha lanciato una mobilitazione nazionale sul punto per varare piani straordinari di contenimento. “A differenza di altri imprenditori l’agricoltore è costretto a queste situazioni e quindi condannato a non poter programmare – spiega Mauro Tidei, l’agricoltore danneggiato in questo caso – a dover optare per colture meno remunerative perché meno appetibili dai cinghiali. Il tutto a scapito dello sviluppo stesso dell’attività”.

 

da: Coldiretti Macerata

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