A causa del forte spavento, uno degli impiegati della filiale dell’istituto di credito si è sentito male. L’azione è stata portata a termine da tre banditi disarmati che hanno minacciato clienti e dipendenti.

Nuovo colpo diretto contro un istituto di credito della provincia maceratese. Stavolta l’obiettivo era la filiale di Passo di Treia della Banca delle Marche, già visitata in passato dai rapinatori, che è stata assaltata nei momenti immediatamente precedenti la chiusura per la pausa pranzo. L’azione è stata portata a termine da tre malviventi che, disarmati, si sono presentati alle casse muniti di guanti per non lasciare impronte compromettenti, e calze di nylon in testa per dissimulare i volti. Nella filiale, al momento della rapina, c’erano, oltre al direttore e al personale, pochi clienti dell’ultima ora. I banditi, che sembravano parlare con accento italiano, hanno minacciato i presenti di eseguire senza storie gli ordini da loro impartiti.

Uno della banda ha intimato ai cassieri di consegnare tutto il denaro disponibile agli sportelli, poi il terzetto si è dato alla fuga, disinteressandosi della cassaforte, evidentemente un obiettivo troppo complesso. Questa scelta ha fatto sì che il bottino non fosse ingente, pressappoco cinquemila euro.

Dopo qualche istante è stato dato l’allarme e sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Treia e i colleghi del Reparto Operativo del comando provinciale di Macerata, guidati dal tenente colonnello Leonardo Bertini. Come da prassi è stato messo in atto il piano anti rapina, con posti di blocco dislocati lungo le principali arterie viarie. I banditi erano fuggiti a bordo di una macchina ma nessun testimone è riuscito a riconoscerne il modello. Nonostante ciò, la rete di controlli messa in campo dall’Arma, purtroppo, non ha prodotto risultati.

Nessuna delle persone coinvolte nella rapina ha riportato lesioni, ma un impiegato, a causa del forte spavento, ha avuto un malore e perciò è stato trasportato al pronto soccorso a bordo di un’ambulanza. I militari dell’Arma hanno raccolto tutte le testimonianze del caso, ma la scarsità degli elementi a loro disposizione rendono le indagini niente affatto semplici.

Marco Di Pasquale