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Tredici coltellate al figlio: assolta perché incapace di intendere e volere

Debora Calamai dovrà restare dieci anni in una struttura psichiatrica nel pesarese per il delitto a San Severino Marche

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Assolta perché incapace di intendere e di volere. Sono queste le conclusioni a cui è giunto il medico che ha eseguito la perizia psichiatrica su Debora Calamai, la mamma 38enne che la scorsa vigilia di natale sferrò nove coltellate al figlio 13enne. Conclusioni che il giudice del tribunale di Macerata, Enrico Zampetti, ha valutato per assolvere la donna dall’accusa per l’omicidio di San Severino Marche.

Il processo con rito abbreviato si è tenuto in un’aula del tribunale maceratese, dove la 38enne, affetta da un grave disturbo schizofrenico-affettivo bipolare, è stata assolta ma dichiarata socialmente pericolosa per cui affidata per dieci anni a una struttura di recupero nel pesarese, a Montegrimano Terme.

La vicenda, come si ricorderà, era avvenuta nell’appartamento di via Zampa a San Severino. In via di separazione con l’ex marito Enrico Forconi e in attesa di un giudizio sull’affidamento del figlio Simone, Debora Calamai entrò in uno status psicologico molto difficile che già in passato aveva causato alcuni problemi all’interno della famiglia. Poco prima che il nonno paterno venisse a prendere il nipote per la cena della vigilia, la madre prese il coltello, inseguì il figlio e lo uccise con nove coltellate, di cui due al cuore, poco dopo avergli dato il regalo di natale.

Dopo un periodo passato in carcere a Camerino, la donna è stata ospite presso alcune strutture psichiatriche prima in provincia di Firenze (è originaria della zona), poi nel mantovano, e infine in provincia di Pesaro Urbino, dove rimarrà per altri dieci anni dato che la sua malattia è ancora ben presente. Finito il periodo, il suo caso verrà esaminato per capire se la sua pericolosità sociale sia scemata oppure no.

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