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Il Corpo Forestale dello Stato trova tre lupi avvelenati nel Parco

Lupo avvelenatoSconcertante ritrovamento, avvenuto il 7 aprile scorso, da parte degli agenti del Comando stazione del Corpo Forestale dello Stato di Castelsantangelo sul Nera: durante il servizio ordinario di controllo del territorio gli agenti – insospettiti dalla presenza di una volpe morta – hanno ritrovato anche due lupi morti adagiati nei pressi dei resti di una pecora.

Nella stessa zona, e a pochissima distanza di tempo, un collaboratore del Parco ha rinvenuto un’altra carcassa di lupo. Nel raggio di un centinaio di metri, quindi, sono stati ritrovati ben tre lupi adulti morti: un maschio e due femmine che non presentavano segni esteriori di traumi o ferite; è stato anche possibile valutare che la morte dei lupi è avvenuta, al massimo due giorni prima, in modo improvviso e pressoché contemporaneamente .
Da una prima analisi dell’accaduto, quindi, si profila con ogni probabilità l’ipotesi di avvelenamento mediante l’utilizzo, come esca, della carcassa di pecora imbottita di veleno. Un metodo quindi estremamente pericoloso non solo per molti animali, anche domestici, ma anche per l’uomo. I lupi morti sono stati subito trasferiti all’Istituto zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche per gli esami necroscopici e tossicologici e, quindi, per accertare il tipo di veleno usato.
Il Corpo Forestale dello Stato sta svolgendo le indagini (è per tale motivo che la notizia viene diffusa solo oggi) per l’individuazione dei responsabili della strage di lupi, un grave reato severamente punito: il lupo è infatti  protetto a livello nazionale dal 1977 ed è inserito tra le specie di interesse comunitario prioritario nell’ambito della direttiva “habitat”. Il gesto appare tanto incivile quanto insensato, dal momento che  questo grande carnivoro, posto al vertice della catena ecologica, svolge anche un ruolo fondamentale per l’ecosistema, regolando le popolazioni di erbivori. Basti pensare che il cinghiale, di cui sono noti gli ingenti danni arrecati all’agricoltura, rappresenta ormai la principale preda del lupo che, pertanto, contribuisce al controllo numerico del suide. Occorre ricordare, poi, che i danni al bestiame domestico attribuiti al lupo sono spesso provocati da cani vaganti, ben più numerosi dei lupi e talvolta pericolosi anche nei confronti dell’uomo, mentre nel territorio nel Parco da tempo non si registrano danni da lupo particolarmente significativi.  Vale la pena in proposito ribadire anche che il lupo, specie simbolo dell’Appennino, in cui è da sempre presente, non attacca mai l’uomo, dal quale invece fugge e si nasconde. Diversamente da quanto viene ancora da alcuni sostenuto, il suo ritorno in aree da cui era un tempo scomparso è dovuto esclusivamente alle norme di tutela e all’aumento delle sue prede naturali come il cinghiale e il capriolo; in effetti, non solo in Italia, ma nell’intero continente Europeo, non è mai stato effettuato un solo intervento di “rilascio” di esemplari di questa specie.
Si ricorda, infine, che il Parco Nazionale dei Monti Sibilliniha ha avviato il Progetto LIFE + “EX-TRA” cofinanziato dalla Commissione Europea che ha come principale obiettivo proprio la riduzione dei conflitti tra i grandi carnivori (lupo e orso) e le attività zootecniche, anche attraverso l’adozione di efficaci misure di prevenzione dei danni, quali i cani da pastore e le recinzioni elettrificate. Il progetto, della durata di quattro anni, verrà realizzato in collaborazione con i Parchi Nazionali del Gran Sasso – Monti della Laga e dell’Appennino Tosco – Emiliano, oltre che con diversi partner stranieri.

Dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini

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