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Macerata, sarà inaugurata venerdì 15 ottobre l’opera d’arte “In Domum”

L'installazione, ubicata presso la Galleria Scipione, rimarrà visitabile fino al prossimo 13 novembre

Opera "In Domum"

Tra le iniziative di CONTEMPORANEA.MENTE, la prima rassegna del Contemporaneo ideata dall’assessorato alla cultura del Comune di Macerata, da domani, venerdì 15 ottobre, sarà possibile ammirare a Macerata l’opera “IN DOMUM” dell’artista marchigiana Adinda-Putri Palma, vincitrice nel 2019 del bando nazionale “Per chi crea” e selezionata tra le venti giovani promesse per il prestigioso 21° Premio Cairo.

“IN DOMUM” è il titolo dell’opera di Adinda-Putri Palma (Matelica 1986) che nel 2019 si è aggiudicata il premio «Per Chi Crea» promosso dal MIBACT e gestito da SIAE, presentato dall’Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata, e che quest’anno la redazione di “Arte” ha selezionato tra le venti giovani promesse per la ventunesima edizione del prestigioso Premio Cairo.

Il progetto, che gode del patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Macerata, è organizzato dal Comune di Macerata, dal Comune di Recanati e dal Comune di Matelica, città appartenenti alla rete del MaMa – Marca Maceratese, creata dopo il sisma del 2016 per valorizzare e promuovere il territorio e il patrimonio artistico.

Dopo essere stata esposta lo scorso anno a Matelica e a Recanati, la suggestiva e imponente opera arriva a Macerata dal 15 ottobre al 13 novembre 2021 nel prestigioso spazio della Galleria Scipione, accompagnata da un video e un libro che ne documentano la gestazione, la nascita e le fasi di lavorazione fino al completamento e la prima esposizione realizzata nel grande atrio di Palazzo Ottoni a Matelica.

“IN DOMUM” consiste in un’installazione ambientale, un ampio volume ad arco autoportante (H.3,60 x L. 3m P.1m) che sovrasta un’apertura percorribile, costituita da una combinazione di materiali della bioedilizia come legno e paglia e materiali di rivestimento pittorico industriali come smalti e resine innovative, coniugando in uno stesso manufatto architettura e pittura ma anche filosofia e poesia per le profonde motivazioni in esso racchiuse.

Il territorio della provincia di Macerata ha un ruolo centrale nel progetto poiché l’Annunciazione di Lorenzo Lotto, della Collezione del Museo Villa Colloredo Mels di Recanati, è una delle opere che ha ispirato lo studio per la parte pittorica e cromatica dell’installazione, mentre per la parte architettonica l’artista ha fatto tesoro delle esperienze del Bauhaus (casa del costruire) e delle avanguardie storiche. Adinda-Putri Palma infatti spiega: “Nel 2016 sono accaduti dei fatti straordinari che hanno instillato in me la volontà di testare delle intuizioni sull’abitare e del vivere/fare casa con un progetto artistico; in particolare un viaggio in bicicletta di 7000 Km attraverso l’Europa per tornare a casa nelle Marche, il terremoto che ha colpito il centro Italia e il progetto di autocostruzione in bioedilizia di uno studio. Con In Domum volevo creare un oggetto multidimensionale per esplorare il tema dell’abitare come orizzonte di adattamento materiale e spirituale lasciando spazio a una lettura multiforme che attraversasse la storia dell’arte, il tempo, lo spazio oltre al contesto post-sisma del territorio marchigiano.

Il dipinto del Lotto, oltre a costituire il sommo riferimento della tradizione pittorica del territorio, rappresenta meglio di chiunque altro il “terremoto emotivo” che investe la Madonna – e di riflesso il gatto – nel momento in cui le appare l’angelo, mentre Dio attraversa l’arco della stanza con un tuffo, scuotendo il tranquillo ambiente domestico.

L’artista nel 2014 inizia a lavorare come Pittore assistente presso SCIENCE (UK) Ltd lo studio di produzione dell’artista britannico Damien Hirst, ma nel 2016 sente l’esigenza di tornare nella sua terra e parte così il suo viaggio – IN DOMUM – moto a luogo appunto che l’ha portata sull’Appenino umbro-marchigiano dove dal 2017 Adinda-Putri ha instaurato la sua base operativa.

IN DOMUM è un potente dispositivo per innescare una seria riflessione sul «costruire» e l’«abitare», ma anche sulle risposte che l’arte può dare per far fronte a situazioni traumatiche, dunque come risorsa ad alto potenziale di resilienza da custodire e coltivare.

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