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“Superabile”, la tutela delle vittime di tortura che l’Europa premia

Torture sui rifugiati in LibiaTra le iniziative promosse dalla Provincia di Ancona, in collaborazione con il Circolo Culturale Africa, c’è “Super-abile“, progetto di tutela delle vittime di tortura e violenza nelle componenti motorie, neuropsicologiche, mentali/psichiche.


Finanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati 2008-2013 con 452.520 €, Superabile si pone come obiettivo generale quello di migliorare il sistema di accoglienza, presa in carico e riabilitazione di richiedenti/titolari di protezione internazionale dopo esser stati/e vittime di episodi di tortura e violenza.

Il progetto, ormai giunto quasi alla conclusione, è intervenuto per rafforzare i servizi esistenti attraverso una condivisione di buone prassi all’interno della rete territoriale; prassi con cui affrontare problematiche comuni, utilizzando approcci più efficaci rispetto a quelle modalità più datate che riscontrano difficoltà ad entrare in relazione con  le vittime di episodi violenti.

Le azioni si sono sviluppate su due livelli:

– quello dei destinatari, ovvero i richiedenti e titolari di protezione internazionale vittime di tortura e violenza, per i quali sono state realizzate azioni di accoglienza, percorsi terapeutici e riabilitativi, attività di orientamento al lavoro ed esperienze di formazione pratica;

– quello degli operatori e degli enti, ovvero l’organizzazione di un percorso di formazione e supervisione in etnopsichiatria e creazione di una rete territoriale partecipata volta alla gestione condivisa dei servizi, alla raccolta e allo scambio di buone prassi.

L’associazione culturale Africa dunque ha messo in piedi una struttura di relazioni per aiutare le persone torturate o vittime di violenze a reintegrarsi, in un contesto che cerca di abbracciare la persona a 360°.

Proprio di recente, il 22 e 23 febbraio, il tema delle violenze e delle torture è tornato alla ribalta per il cosiddetto caso Hirsi, sui respingimenti dei profughi libici. Nel maggio 2009 un barcone con circa 200 persone somale ed eritree, venne intercettato verso Lampedusa, i migranti imbarcati in mare su un’unità della Marina italiana e traghettati a Tripoli. Il tutto contro la loro volontà e senza verificare se esistessero i presupposti per la richiesta di protezione internazionale.

Dal caso Hirsi, l’Italia ne è uscita danneggiata: nell’immagine verso tutto il mondo, etichettata come paese che non accoglie, e nella sostanza, con la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che ha condannato il belpaese ad un risarcimento, di 15mila euro per ciascuno dei 24 migranti che hanno fatto ricorso, da parte dello Stato italiano che ha violato l’articolo 3 della Convenzione sui diritti umani: quello sui trattamenti degradanti e la tortura.

Proprio il contrario di quanto la Provincia si è proposta, assieme al Circolo Culturale Africa, di mettere in atto: pratiche di accoglienza, tutela e riabilitazione. Che non vengono sanzionate, ma premiate.

di Carlo Leone

Redazione Macerata Notizie
Pubblicato Venerdì 24 febbraio, 2012 
alle ore 12:09
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