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Il restauro dei beni culturali dopo i danni provocati dal sisma di ottobre

La conferenza stampa del 21 dicembre ha dato modo di poter parlare del restauro delle opere culturali del maceratese

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Restauro Beni Culturali

La conferenza stampa nella mattinata del 21 dicembre presso la sede provinciale con i vertici dell’associazione, i restauratori Milko Morichetti, Alfredo Belleggia, Marco Paolucci, Maria Luisa Omenetti Tronelli, Alessandra Casalini e l‘assessore alla Cultura del Comune di Macerata Stefania Monteverde, ha avuto modo di chiarire alcuni punti fondamentali rispetto ai danni provocati dal sisma al patrimonio culturale maceratese.

Nei 14 incontri che abbiamo organizzato in queste settimane nei centri dell’Alto Maceratese – afferma Luciano Ramadori, Direttore CNA Provinciale di Macerataabbiamo rilevato timori e necessità di artigiani, commercianti, operatori turistici, ristoratori, tutti soggetti colpiti dai recenti sismi. La preoccupazione che arriva dall’area interna è che la ricostruzione non si basi su un’idea di qualificazione del territorio, con il rischio che si finisca per costruire case destinate a restare vuote! La bellezza della marca maceratese è da salvaguardare: la nostra associazione rappresenta un tessuto economico che l’assenza dei beni culturali e artistici metterebbe in ginocchio”.

Il CNA afferma: “Stiamo seguendo gli sviluppi della normativa, abbiamo incontrato tante imprese e famiglie, conosciamo gli aspetti psicologici della situazione – sostiene Federica Carosi, funzionaria CNA – ma avvertiamo le istituzioni lontane: con le persone fuori casa, c’è bisogno di risposte veloci. Stiamo perdendo tempo, e quindi valore. Ci vogliono tempi rapidi e burocrazia che consenta di tornare ad avere una situazione, anche economica, sostenibile nel breve tempo, e corrispondente alla gravità del momento che stiamo vivendo. I beni culturali ci aiutano a tenere sul territorio artigiani, popolazione ed economia”.

Mentre Milko Morichetti, portavoce dei restauratori di CNA, fornisce alcuni spunti rispetto a come evitare che le opere marchigiane lascino il territorio: “E’ necessario bloccare il progetto del Ministero di spostare le opere alla Mole Vanvitelliana di Ancona, per allestire magazzini e laboratori di restauro sul posto. Da Tolentino all’Appennino tutte le opere sono state colpite: guide turistiche, operatori museali, restauratori, albergatori, il mondo della ricettività e del commercio vivranno un periodo difficile, dovranno forse cambiare lavoro? Non è secondario organizzare sul posto o in prossimità dei luoghi colpiti magazzini con le opere recuperate subito fruibili dalle popolazioni, con eventi dedicati: il legame con le comunità locali è e resta importantissimo. Ben venga il coinvolgimento degli istituti nazionali, come l’Opificio delle Pietre Dure e l’Istituto Centrale del Restauro, è un’opportunità per far crescere artigiani, ma gli investimenti devono essere fatto qui perché qui sono gli operatori in difficoltà. I Comuni devono dare subito risposte, individuando luoghi per il deposito delle opere, solo così se ne può bloccare l’esodo, reimpiegando coloro che hanno perso il posto di lavoro”.

L’assessore maceratese Stefania Monteverde ricorda, invece, che pensare ai beni culturali non sia snobismo o campanilismo, ma vuol dire pensare alla tenuta del territorio: “L’attenzione va tenuta altissima: non si tratta di opporsi alla Sovrintendenza o al Mibact, ma semplicemente di parlarne insieme. Su questo aspetto chiediamo un confronto, una condivisione delle decisioni, anche in considerazione del movimento di opinione creatosi, partito dal basso. Nel Maceratese gli spazi adeguati ci sono, non siamo certo tutti inagibili. Il sindaco Carancini ha convocato per il 27 dicembre una commissione proprio per discutere di questo tema”.

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