Montecosaro: Quirino Principe testimone della tragedia delle Foibe
Settemila italiani uccisi e molti gettati nelle foibe ancora vivi, oltre duecentocinquantamila mortalmente feriti nell’animo per essere stati costretti a fuggire dalla loro terra. Non bastano i numeri a dare una dimensione della tragedia che nella metà degli anni ’40 si consumò tra l’Istria e la Dalmazia.
Sentire il racconto di quei tristi eventi dalla viva voce di chi ha vissuto direttamente la tragedia aiuta a comprendere fino in fondo una delle pagine più nere della storia del ‘900, come nessun libro o film possono fare. Ed ha toccato nel profondo dell’animo tutti i presenti, infatti, la testimonianza di Quirino Principe intervenuto al Teatro delle Logge di Montecosaro, su invito della Provincia di Macerata, nell’ambito della iniziative promosse dalla presidenza del Consiglio provinciale per la celebrazione del “Giorno del Ricordo”.
Il poliedrico intellettuale goriziano, che aveva appena otto anni quando i “titini” iniziarono a perseguitare ed uccidere gli italiani, ha tracciato un quadro da vero storico, non mancando di portare anche la testimonianza diretta delle vicende della propria famiglia: una sua zia e la cuginetta di appena 5 anni, dopo aver subito violenza dai “soldati” di Tito, furono legate con il loro marito e padre, ucciso con un colpo alla nuca, e gettati tutti e tre (le due donne ancora vive) in una foiba.
Nell’incontro di Montecosaro, a cui hanno preso parte il presidente del Consiglio provinciale Umberto Marcucci, il sindaco Stefano Cardinali, la dottoressa Serena Sileoni, ricercatrice dell’Università di Firenze e il prof. Evio Hermas Ercoli, è stata compiuta anche una riflessione sull’oblio che per decenni ha tenuto nascosta la tragedia delle foibe e che è stato foriero di diversi tentativi di “negazionismo”.
Dalla Provincia di Macerata
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