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Nuove misure per la reintroduzione del camoscio appenninico nel Parco dei Sibillini

Camoscio dei SibilliniNell’ambito del Piano d’Azione Nazionale per la conservazione del camoscio appenninico – programma coordinato dal Ministero dell’ambiente – sono andati avanti, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, gli interventi di reintroduzione di questa sottospecie di interesse comunitario prioritario considerata a rischio di estinzione.


Si tratta di un progetto strategico per la conservazione della biodiversità a livello internazionale, ma anche per le politiche di valorizzazione e sviluppo del territorio montano.

La presenza del camoscio appenninico, infatti, sarà in grado di attrarre importanti flussi di visitatori: questo animale, facilmente visibile anche in pieno giorno, è rinomato per la particolare bellezza e l’eleganza con cui si muove negli ambienti più impervi tanto che viene considerato “il camoscio più bello del mondo”.

Lo scorso autunno è terminata la seconda fase di immissioni in natura e una piccola colonia di camosci, formata da 11 esemplari, popola ora i Sibillini; gli animali si sono fortunatamente stabilizzati nell’area del rilascio ma, in considerazione del loro numero ancora estremamente esiguo, il rischio di possibili dispersioni (con conseguente aumento del tasso di mortalità), causate da eventuali fattori di disturbo, rimane ancora molto alto.

Per non pregiudicare il successo di questa delicatissima operazione, il Parco ha rinnovato la disposizione riguardante l’accesso all’area del Monte Bove; essa, ora, individua due differenti zone, di limitata estensione, che verranno chiuse in due diversi periodi dell’anno: dal 1° novembre al 30 aprile sarà vietato l’accesso all’area di svernamento degli animali, mentre dal 1° maggio al 31 ottobre il divieto riguarderà l’area di soggiorno primaverile ed estivo.

Le due differenti aree sono state individuate sulla base dell’utilizzo del territorio da parte degli animali nei diversi periodi dell’anno così come risulta dai dati raccolti nel primo anno di monitoraggio telemetrico e satellitare della specie. E’ importante sottolineare come questi dati abbiano consentito di ridurre l’estensione dell’area chiusa rispetto alle prime disposizioni emanate dal Parco e come ciò sia avvenuto nonostante la neocolonia di camosci risulti ancora formata da un numero estremamente ridotto di animali e, quindi, in uno stato di criticità analogo a quello dello scorso anno.

Entro la prossima primavera, inoltre, il Parco realizzerà dei cartelli informativi e una segnaletica specifica che verrà apposta lungo i sentieri dell’area del monte Bove; attraverso questi percorsi – aperti in tutti i periodi dell’anno – sarà possibile visitare gli ambienti più suggestivi del sottogruppo montuoso e, soprattutto, si potranno osservare i camosci nel loro ambiente naturale evitando, con un comportamento adeguato, di arrecare loro disturbo.

In relazione all’auspicabile incremento e diffusione dei nuclei di camoscio appenninico e all’analisi dei relativi dati di monitoraggio, le disposizioni emanate dal Parco potranno essere ulteriormente adeguate anche al fine di conciliare con maggiore efficacia le esigenze di conservazione di questa sottospecie con lo svolgimento delle attività in montagna. Il Parco intende, a tal proposito, continuare il costruttivo confronto avviato con le associazioni e con gli operatori economici e turistici dei Sibillini, anche attraverso un incontro tecnico e un seminario – previsti per i prossimi mesi – dove verranno valutate istanze e proposte, comprese quelle tese a valorizzare il ruolo dei professionisti della montagna.

Dal Parco dei Sibillini

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