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Camerino, ricercatrice premiata dal National Geographic con una borsa di studio

L'ambito di ricerca di Martina Capriotti è l'inquinamento da plastica presente nel Mar Adriatico

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Martina Capriotti

La giovane ricercatrice Unicam Martina Capriotti è una delle tre vincitrici, l’unica italiana, di una borsa di studio messa a disposizione da Sky e National Geographic nell’ambito del programma Sky Ocean Rescue, 10 milioni di dollari a disposizione per progetti ed iniziative volte a identificare e sostenere tecnologie per la riduzione dell’inquinamento nei mari del mondo, in particolare l’inquinamento da plastica.

Si tratta di una tematica di estrema attualità, tanto che l’edizione 2018 della Giornata Mondiale della Terra, lo scorso 22 aprile, è stata proprio dedicata in particolare alla lotta all’inquinamento da plastica, e l’Università di Camerino da tempo ha questo argomento al centro di progetti di ricerca seguiti da docenti e ricercatori dell’Ateneo.

La cerimonia di premiazione si è tenuta lo scorso lunedì 16 aprile al National Geographic Festival delle Scienze di Roma.

Martina Capriotti si è aggiudicata la borsa con un progetto dal titolo “Un approccio innovativo per testare l’impatto da micro-plastiche nell’Adriatico”.

“Sono davvero estremamente soddisfatta – ha dischiarato la dott.ssa Capriotti – per questo successo ed orgogliosa di poter essere ambasciatrice di Sky Ocean Rescue per la salvaguardia del pianeta e degli oceani. Mi sono, infatti, appassionata all’oceano fin da bambina, e da quando ho iniziato a fare immersioni mi sento proprio parte di quel mondo. E’ stata una cerimonia molto emozionante, nel corso della quale ho avuto l’opportunità di conoscere i CEO di National Geographic e di Sky, nonché l’onore di dialogare di impatto oceanico con una delle più grandi oceanografe al mondo, Sylvia Earle, che ha scritto tantissima storia scientifica sugli oceani del nostro pianeta e che è stata testimone della degradazione dei mari, decennio dopo decennio”.

“Il mio progetto – ha proseguito – è focalizzato sulla pericolosità delle microplastiche e ne sto studiando la presenza nel Mare Adriatico con un approccio che risulta essere innovativo, in quanto il mio intento è quello di approfondire l’aspetto relativo all’inquinamento chimico marino e l’impatto delle microplastiche. Nel Mar Adriatico abbiamo purtroppo una grande concentrazione e varietà di molecole potenzialmente tossiche, che hanno la capacità di innescare processi metabolici o ormonali all’interno degli organismi in cui entrano. Molti di questi composti hanno caratteristiche idrofobiche, quindi hanno la capacità di aderire alle superfici in mare o addirittura di bioaccumularsi all’interno di organismi viventi. La mia ipotesi è dunque quella di trovare queste molecole adese alla superficie dei singoli frammenti di plastica con capacità quindi di entrare nella rete trofica usando le microplastiche come vettori. Tramite test in vitro andrò a valutare l’eventuale impatto sul sistema endocrino. Collaborano con me al progetto il dott. Paolo Cocci e il dott. Luca Bracchetti, in servizio presso la sede Unicam di San Benedetto del Tronto. Vedo questo progetto anche come un’opportunità per continuare le mie ricerche nel campo dell’inquinamento marino del Mar Adriatico, iniziate durante il dottorato”.

Dopo la laurea in Biologia Marina, la dott.ssa Capriotti ha infatti ottenuto una borsa di studio per un corso di dottorato presso la School of Advanced Studies di Unicam, nel corso del quale ha portato avanti un progetto nel gruppo di ricerca Mosconi-Palermo per valutare gli effetti di alcuni inquinanti sui mitili del compartimento marittimo di San Benedetto del Tronto, sotto la supervisione del prof. Francesco Palermo ed in collaborazione con l’azienda Trevisani Pietro srl, nell’ambito del bando Eureka. Ha avuto modo di ampliare l’approccio anche ad altri modelli sperimentali, dottorandosi nel 2017 con una tesi dal titolo “Molecular biomarker approach in marine monitoring: combined in situ and in vitro assessment of endocrine disruptors in coastal waters.”

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