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Atteggiamenti mafiosi a Matelica, lo sfogo del sindaco Delpriori su Facebook

Il primo cittadino elenca una serie di comportamenti che la città sta vivendo: "come un cancro"

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Alessandro Delpriori, sindaco eletto con la lista Per Matelica

Duro lo sfogo del sindaco di Matelica Alessandro Delpriori che affida, suo malgrado, a Facebook il compito di divulgare un messaggio importante quale quello dell’ombra mafiosa sulla città.

“E’ possibile che a Matelica, tra i miei concittadini, nei luoghi che mi hanno visto crescere fino ad acquisire responsabilità così grandi, ci siano atteggiamenti mafiosi? È possibile che a Matelica ci sia la Mafia? – si chiede il primo cittadino Delpriori – Non parlo di omicidi e agguati tipo Cosa Nostra, non sono i latifondi bloccati della ‘Ndrangheta o i malaffari finanziari della Camorra, ma è l’atteggiamento di paura che è stato istillato nelle persone per un potere latente e forte, senz’altro oscuro.
Alcuni esempi: tempo fa in piazza una signora mi ha detto in faccia di stare attento perché se le avessi “pestato i piedi” sarebbe diventata cattiva. La stessa signora proprio qualche ora fa ha suggerito ad una figura della mia amministrazione di farsi un’assicurazione perché potrebbe risultare utile di qui a poco.
Ancora, alle riunioni a cui siamo invitati come amministratori c’è sempre chi, a dispetto delle leggi sulla privacy oltre che dell’educazione, tira fuori uno smartphone per registrare di nascosto le parole pronunciate da me o da un assessore presente. Credo che le registrazioni vengano poi diffuse in un determinato circolo di persone. Gli esempi sono davvero tanti: la vicenda della critica aprioristica sulla mia professionalità come storico dell’arte apparsa su Facebook riguardo il dipinto di Rubens che verrà esposto in Sant’Agostino, quale scopo doveva avere? Spaventarmi? Istillare dubbi? Non so, ma di certo andava verso una direzione ben precisa.

Tantissime persone in questo anno hanno chiesto di incontrami per discutere e parlare di problemi della città o anche di fatti personali, di queste un buon numero lo ha fatto raccomandandosi che fosse un luogo appartato, lontano da occhi indiscreti. Qualcuno per pudore, senz’altro, altri per loro stessa ammissione per paura di essere visti da qualcuno che non poteva vedere. Ci sono anche dei ragazzi di poco più di vent’anni che mi hanno detto che darebbero una mano all’organizzazione delle tante attività del comune, ma non possono perché hanno paura delle ritorsioni possibili a loro o addirittura alle loro famiglie. Un imprenditore è venuto in comune minacciando manifesti e articoli se non avessi accolto la sua richiesta.

Tutto questo ha un nome preciso, un modo di fare tutto italiano che si chiama Mafia. Perché la Mafia non sono solo le cosche e le ‘ndrine, ma è rappresentata anche dalle persone che non vanno a teatro perché sarebbe uno sgarbo verso qualcuno, la Mafia sono gli articoli ammiccanti e mezzi falsi per offendere le persone, la Mafia sono le richieste di voto in cambio di qualcos’altro, sono anche le raccomandazioni che spesso le persone mi chiedono per andare a lavorare in quel posto o in quell’altro. La Mafia è rappresentata da quella persona che chiede ad un’altra “ma tu adesso stai con loro?” come spesso è accaduto. La Mafia è soprattutto la paura dei cittadini che non riescono ad esprimersi come vogliono, che non possono essere liberi di andare dove meglio credono. La Mafia è come una goccia che scava dentro, è un cancro della libertà, è il male della società. Quando si pensa che il futuro dipenda da un potere altro che non sia la politica fatta per la res publica, allora si pensa in maniera mafiosa. Matelica oggi vive tutto questo”.

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